Le risaie di Galluccio e Rocca d'Evandro

a cura di Armando Pepe

Il feudo di Galluccio, in Terra di Lavoro nel Regno di Napoli, fu acquistato dal nobile fiorentino Vincenzo Velluti nel 1661. Per secoli rimase nei cospicui beni della famiglia Velluti, anche dopo l’eversione della feudalità, stabilita dal re Giuseppe Bonaparte nel 1806, poiché la maggior parte della proprietà era di natura allodiale, cioè privata. Sia pure posti a notevole distanza da Firenze, i borghi di Galluccio e San Clemente, costituenti una singola entità feudale, furono amministrati premurosamente e con progetti per il tempo davvero innovativi, in quanto la famiglia Velluti- che frattanto si era congiunta con quella degli Zati, dando vita al cognome Velluti Zati- pianificò con lungimiranza e mise in atto finanche la realizzazione di due ingenti risaie, la prima nelle campagne di Galluccio, la seconda nei pressi di Mortola, quest'ultima rientrante amministrativamente nel feudo di Rocca d’Evandro, i cui dignitari erano i marchesi Cedronio. Negli anni Quaranta del XIX secolo, ottemperando ad una regia ordinanza, che decretava per motivi di ordine sanitario l’abolizione di tutte le risaie in Terra di Lavoro, incluse dunque anche quelle di Galluccio e Mortola, i terreni furono convertiti alla coltivazione del granone. La mappa qui presentata, infine, risale al 1835 circa.

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Le immagini che seguono sono tratte dall'Archivio Velluti Zati di Anghiari. Foto di Rita Romanelli.

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Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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