Tafuri, Matteo

Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo


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Matteo Tafuri (Soleto, 1492 - Soleto, ca. 1584), originario della Terra d'Otranto, fu matematico, medico, fisionomo ed esperto nelle arti divinatorie. A Napoli partecipò ai dibattiti scientifici in atto nel circolo dei fratelli Della Porta e fece parte, pare, della cerchia riunita intorno a Juan de Valdés.

Cenni biografici

Matteo Tafuri, discendente da una famiglia di origini albanesi appartenente ad una comunità “greca” del Salento, nacque nel 1492 a Soleto e ivi morì intorno al 1584, secondo la testimonianza del Gaurico presente nel quarto trattato del suo libro Nativitatum. Dopo aver trascorso i primi anni della sua vita fra Soleto e Zollino, dove si giovò del magistero di Sergio Stiso, alla scuola del quale apprese le lettere greche e latine, mosso dall’esigenza di ampliare i propri orizzonti speculativi e dal desiderio di acquisire nuove conoscenze, raggiunse Napoli per studiare matematica, medicina, magia naturale, astrologia e fisiognomonia.
Perseguitato dagli inglesi per 45 anni con falsi testimoni, accusato di eresia e imprigionato a Roma per quindici mesi, fu inquisito e processato. Filosofo e astrologo, “bonum graece linguae praeceptorem” secondo la testimonianza dell’umanista Quinto Mario Corrado, raffinato interprete della fisiognomica, coltivò l’interesse per le scienze occulte, l’esoterismo e, in particolare, l’orfismo e l’ermetismo.
Frequentò gli Studia più prestigiosi della Penisola e dei paesi d’Oltralpe, Ferrara, Padova, partecipando ai dibattiti che animavano i circoli intellettuali del tempo, al fianco di celebri esponenti delle discipline mediche e dell’astrologia. La sua fama si diffuse un po’ ovunque in Italia e in Europa. A Venezia al seguito di personaggi eminenti del governo della Serenissima, ebbe occasione di pronunciarsi su alcune contese e di fare pronostici. La vivace disputa intrattenuta con l’astrologo Luca Gaurico, conosciuto a Napoli, relativa ad una profezia formulata nel 1523 in un Pronostico sull’esito della guerra fra Francesco I e gli Spagnoli lo espose ai sospetti dell’Inquisizione. L’astrologo salernitano, divenuto augur verissimus per l’esito favorevole degli Spagnoli, gli dedicò un profilo sinistro denso di presagi. La disputa con Luca Gaurico fece accrescere la sua fama di negromante.
Si rifugiò presso l’ambasciatore d’Inghilterra a Venezia, Lorenzo Orio, per sfuggire alle calunnie dei suoi avversari, ma soprattutto per eludere le accuse di eresia, a causa delle sue tesi contrarie alla fede cristiana e dell’adesione alle discipline magico-astrologiche.
A Venezia già in sospetto dell’Inquisizione subì un processo per eresia e fu imprigionato, ma grazie all’autorevole intervento dello stesso Pontefice fu scarcerato. Nel 1541 fece tappa a Roma, come è testimoniato dal prestito di un manoscritto presso la Biblioteca Vaticana (Canart, 1977). A Roma fu accusato di eresia per aver professato dottrine contrarie all’ortodossia cattolica, fu processato e imprigionato dal marzo del 1569 fino alla metà dell’anno 1570, per circa quindici mesi. La sua triste esperienza romana è raccontata nell’Incipit del Pronostico da lui scritto nel 1571 e dedicato ai figli del marchese di Lavello, Don Giovanni Del Tufo, illustre rappresentante dell’aristocrazia della Basilicata. Assolto dal Sant’Uffizio, il tribunale di Re Filippo, con due decreti, è riconosciuto innocente (Pronostico del nascimento Del Tufo, f. 3 v.).
Si addottorò in seguito alla Sorbona in artibus, fregiandosi dell’appellativo di Doctor Parisiensis. Frequentò l’Università di Salamanca, dove sembra abbia anche insegnato. Fece ritorno a Napoli, prima di raggiungere Soleto, dove trascorse gli ultimi anni della sua drammatica esistenza in solitudine e appartato, lontano dalla malefica lingua dei suoi detractores. Qui diventò precettore di lingua greca e di filosofia di un gruppo di scolari, promuovendo all’interno della sua “scuola” il rinnovamento delle humanae litterae.
Delle sue opere, di filosofia naturale, di magia naturale, di astrologia e fisiognomica restano soltanto i titoli e due manoscritti, un Pronostico, ancora inedito, scoperto nella Biblioteca della Badia di Cava dei Tirreni da Fulco e un Commento agli Inni Orfici, tramandato dal Codice Vaticano greco 2264, vergato a Napoli per mano di Francesco Cavoti nel 1537 e scoperto da Jacob negli anni ‘80 del secolo scorso (Jacob, 1983) del quale è stata pubblicata una prima parte.

Contributo alle scienze naturali in Napoli

A Napoli partecipò ai vivaci dibattiti intessuti intorno alle discipline magico-astrologiche insieme ai matematici Francesco Maurolico, Giovanni Abioso da Bagnolo e Giovan Paolo Vernaleone. Giovanni Abioso fu maestro di Giovan Vincenzo Della Porta e di Matteo Tafuri, con i quali condivise l’interesse per le matematiche e la medicina. Abioso figura accanto a Giovan Vincenzo Della Porta e a Matteo Tafuri «nel gruppo di astrologi e scienziati […] penetrato di fermenti di insofferenza religiosa nonché di una cultura magico-astrologica» operoso nel contesto partenopeo (Badaloni, 1960, 685). Matteo Tafuri, sodale e interlocutore privilegiato di Giovan Vincenzo Della Porta frequentò assiduamente il circolo intellettuale di casa Della Porta. Fu il celebre mago e naturalista Giovan Battista Della Porta, fratello minore di Giovan Vincenzo, a tessere le sue lodi nella Coelestis Physiognomonia, ricordandolo come l’unica auctoritas a lui coeva fra i cultori ed esperti dell’arte fisiognomica:

«…Mathaeum Taphurium de Soleto, virum in omni doctrinarum genere extra aliam positum, qui inter alias, adeo in hac arte celebriter eminebat, ut solo aspectu mortes, vitae discrimina et eventum tempora extemplo tam veraciter pronunciaret, ut in stuporem potius, quam in suae portentosae artis aemulationem converserit» (Ioannis Baptistae Portae Neapolitani, 1603).

Della Porta, ponendo in risalto l’arte profetica di Tafuri, sottolineò la sua straordinaria capacità di avvertire e presagire i segni degli avvenimenti futuri, nonché la sua abilità nel formulare pronostici e profezie. Già nel 1526, Tafuri è menzionato accanto a Luca Gaurico, Paolo Semproniano e Leon Battista Ambrosio fra i cultori di astrologia giudiziaria e di fisiognomonia, scienze sulla base delle quali si può conoscere la struttura degli organi interni, (Mariani Sancti, Commentaria de Avicennae textu "De Calvariae curatione", 1543).
Sembra che a Napoli, in un ambiente in cui pullulavano istanze esoteriche e filo luterane, Tafuri abbia anche fatto parte della cerchia riunita intorno a Juan de Valdés.

Impatto nel contesto italiano ed europeo ed eredità intellettuale

Le accuse di aver criticato alcuni articoli della fede, di aver esercitato le arti magiche, nonché di essere perito di astrologia giudiziaria hanno influenzato negativamente la sua fortuna, diffamandone e screditandone l’immagine. In realtà Tafuri fu eretico nel senso di ribelle ad ogni forma di autorità ecclesiastica, partecipe alla riforma religiosa, lontano da preoccupazioni di ortodossia cattolica, sempre alla ricerca di una teologia cristiana pura, di una religione universale, che si realizzasse nella fides e nella iustitia. Nel 1780 Chioccarello ritrae Tafuri come massimo esponente della “Magica Arte” e della “segreta filosofia”. Egli celebra la conoscenza da parte del Tafuri delle lingue classiche e delle dottrine filosofiche, la sua perizia nell’arte medica e nella scienza matematica e di tutte quelle discipline che hanno attinenza con il sapere esoterico e con l’arte divinatoria. Riconosce al filosofo il merito di una traduzione dal greco in latino del Quadripartito di Tolomeo e della composizione di numerosi commentari, opere tutte perdute, ma che gli hanno assicurato l’appellativo di “Tolomeo redivivo”, quasi a voler sottolineare il debito contratto con chi ha reso comprensibile e intelligibile l’opera di Tolomeo (Chioccarello, 1780).

Nonostante tale giudizio, un coacervo di episodi leggendari getta a lungo ombra sulla sua immagine, costruendo, a livello popolare, una solida, quanto ingenerosa, fama di mago negromante.
Della sua attività autentica resta soltanto un’eco fra i discepoli, come nel caso emblematico del medico Francesco Scarpa e un profondo silenzio: da qui il fiorire di leggende sul suo conto, da quella in cui si racconta che il “mago” abbia assistito a tre messe nello stesso momento, a Roma, a Santo Stefano di Compostela e a Soleto; a quella in cui si narra che egli abbia esercitato le sette arti liberali con l’aiuto di sette dèmoni chiusi in un’ampolla; a quella della costruzione del Campanile di Soleto in una sola notte; a quella, infine, delle tante predizioni che avrebbe fatto su episodi e avvenimenti futuri, compresa la vittoria di Lepanto ad opera di Don Giovanni d’Austria.
Secondo una testimonianza riportata dal Chioccarello, il Tafuri fu davvero consultato per le sue qualità di astrologo da Don Giovanni d’Austria e dal suo séguito prima della battaglia di Lepanto, dopo la quale, lo stesso condottiero, uscitone vittorioso, o alcuni suoi delegati, si sarebbero recati a Soleto in visita di ringraziamento dal mago. La stessa costruzione del Campanile di Soleto, cioè di una torre quadrata, ricordo del dominio sulla contea soletana di Raimondo Del Balzo Orsini e da questi commissionata all’architetto Francesco Colaci da Surbo, è legata ad una leggenda, secondo la quale essa sarebbe stata eretta dai diavoli evocati dai poteri negromantici del Tafuri. Si racconta che il “mago” abbia radunato diavoli e streghe, che, in una sola notte, trasportando sotto la pioggia e il vento capitelli e cornici, avrebbero costruito quasi per intero la torre. La costruzione della torre avrebbe dovuto essere ultimata prima del canto del gallo, ma, avendo questo cantato prematuramente, l’incantesimo si sarebbe infranto e quattro diavoli, ricurvi sotto il peso dei macigni sarebbero rimasti pietrificati, trasformati in grifoni ai quattro angoli della torre, come, d’altronde, si può tuttora osservare guardando le facciate della guglia.

Bibliografia

Opere di Matteo Tafuri

  • Commento agli Inni orfici, in Manoscritto Vaticano greco 2264, Napoli 1537 [Una prima parte dell'opera, comprendente il commento ai primi ventidue Inni orfici, è stata edita a cura di Luana Rizzo: Matteo Tafuri, Commento agli Inni orfici. Prima edizione assoluta, testo greco a fronte, Milano, Bompiani/Giunti, 2021].
  • Pronostico del nascimento Del Tufo, in Manoscritto VI.G.1, Biblioteca della Badia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni 1571.

Studi

  • Paul Canart, Un copiste expansif: Jean Sévère de Lacédémone, «Studia codicologica». Texte und unterschungen zur Geschichte Der Altchristlichen Literatur Bregündet von O. von Harnack Band (124), a cura di K. Treu, Berlin 1977, p. 136.
  • Bartolomeo Chioccarello, De illustribus scriptoribus qui in Civitate et Regno Neapolis ab urbe condita ad annum usque MDCXXXXVI floruerunt, ms. XVI. A. 28, f. 81v.-82v. della Nazionale di Napoli (Neapoli 1780).
  • Q. Marii Corradi Epistolarum libri VIII, Index eorum, ad quos missae sunt epistolae, Epistola XXXVII, Venetiis 1665.
  • G. Luigi Di Mitri, Le ricerche su Matteo Tafuri, mago ed eretico salentino. Bilancio degli studi recenti, «Aprosiana», IX, 2001, pp. 147-58.
  • Giorgio Fulco, Echi autobiografici, relazioni intellettuali e cultura astrologica in un opuscolo manoscritto in volgare di Matteo Tafuri del 1571, Relazione presentata al Convegno organizzato a Soleto nel 1992 in occasione del V centenario della nascita di Matteo Tafuri, del quale non furono mai pubblicati gli Atti, s. l. né d.
  • Giuseppe Gabrieli, Bartolomeo Chioccarello e la biografia degli scrittori napoletani nel sec. XVII, «Rendiconti della Reale Accademia Nazionale dei Lincei». Classe di scienze morali, storiche e filologiche, IV (1929), pp. 622-24.
  • Lucae Gaurici Geophonensis Episcopi Civitatensis Tractatus astrologicus …Venetiis MDLII, ff. 80 r.-v.
  • André Jacob, Un nouveau manuscrit des Hymnes orphiques et son copiste. François Cavoti de Soleto, «L’Antiquité classique», LII, 1983, pp. 246–254.
  • Mariani Sancti, Barolitani, Philosophi ac Medici celeberrimi … Commentaria nuper in lucem aedita in Avicennae textum … De calvariae curatione, Venetiis 1543.
  • Angelo Mercati, I Costituti di Niccolò Franco (1568-1570) dinanzi l’Inquisizione di Roma, «Studi e Testi», v. 178, Città del Vaticano 1955, pp. 51-52.
  • Paola Nestola, La riforma in Terra d’Otranto: tra ritardi e aspettative, «Nuova Messapia», IX, 2005, pp. 20-21.
  • Giovanni Papuli, G. Luigi Di Mitri, IV Centenario della morte di Matteo Tafuri, Galatina s. d. [1986], pp. 1-29.
  • I. Baptistae Portae Neapolitani, Coelestis Physiognomoniae libri sex. Unde quis facile ex humani vultus extima inspectione, poterit ex conjectura futura praesagire, in quibus etiam astrologia refellitur, et inanis et immaginaria demonstratur, Neapoli 1603.
  • Repertorium der griechischen Kopisten 800-1600, a cura di Ernst Gamillscheg, Dieter Harlfinger e Herbert Hunger, voll. 3 (1981-1989), Wien 1981, v. I 3 a, p. 210.
  • Luana Rizzo, Il pensiero di Matteo Tafuri nella tradizione del Rinascimento meridionale, Roma, Aracne, 2014.
  • Luana Rizzo, Il commento filosofico in Terra d’Otranto: un commento ΑΠΟ ΦΩΝHΣ del XVI secolo agli Inni orfici, «Rivista di Studi sull’Oriente Cristiano», 22, 2, 2018, a cura di L. Rizzo e S. Parenti, pp. 73-84.
  • Donato Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento. La magia naturale di Giovan Battista Della Porta, Firenze, Firenze University Press, 2018, pp. 56-60.

ARTICLE WRITTEN BY LUANA RIZZO | STORIADELLACAMPANIA.IT © 2022

Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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