Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo
Nicola Filomarino duca della Torre (15 ottobre 1778 – 13 settembre 1842), è stato uno studioso del Vesuvio; raccolse e organizzò una ricca collezione di minerali vesuviani.
Cenni biografici
Nicola Filomarino nasce il 15 ottobre 1778 (a Napoli?), da Ascanio, Duca della Torre e principe di Boiano, e da Donna Marianna, principessa di Squinzano. Il padre Ascanio, naturalista, fisico e vulcanologo, è figura di spicco dell’Illuminismo napoletano e mette insieme, nel suo palazzo, un famoso Gabinetto scientifico dedicato al Vesuvio.
Il giovane Nicola, come consuetudine di famiglia, completa la sua formazione a Roma presso il Collegio Nazareno dai padri Scolopi, ritornando poi a Napoli nel 1798.
L’anno successivo, nel corso dei tumulti della Rivoluzione Napoletana, assiste all’assalto e alla devastazione a opera dei lazzari del Palazzo di famiglia, al vile rapimento e alla barbara uccisione del padre e dello zio Clemente.
In seguito alla morte del padre, Nicola eredita i titoli nobiliari di Duca della Torre e di Principe di Boiano, e ne raccoglie anche il testimone, dedicandosi alle osservazioni del Vesuvio.
Dalle poche e frammentarie fonti disponibili, sappiamo che si sposa con Maria Giuseppa Acquaviva d’Aragona, da cui ha una figlia, Maria Teresa; ricopre il ruolo di Direttore Generale dei Reali Demani ed è membro dell’Accademia dei Georgofili di Firenze.
Muore (a Napoli?) il 13 settembre 1842.
Contributo alle scienze naturali in Napoli
Il ricordo dei drammatici eventi del 1799, il saccheggio del Palazzo e dell’immenso prezioso patrimonio custodito, rimarrà sempre una ferita aperta per Nicola Filomarino. Ventisette anni dopo, nella notte tra il 20 e il 21 gennaio 1826, scrive le Memorie relative all’atroce avvenimento, lasciando così una testimonianza degli accadimenti. Ospite nel monastero benedettino di Subiaco, cerca sollievo “oppresso da nuove domestiche sventure”, sulle quali ancor più vividi si fanno i ricordi della tragedia vissuta tanti anni prima. Dopo essersi confidato ripercorrendo l’accaduto con padre Della Valle, nel chiuso della sua stanza scrive del dolore e delle devastazioni, la perdita violenta del padre e dello zio, i momenti concitati in cui tutto andrà perduto. “…non appena trasportati dalla casa, furono dagli assassini fucilati innanzi la Chiesa di Porto Salvo, e bruciate in due botti le loro spoglie esangui…Tremo, inorridisco al solo ripeterlo!” (p. 73).
Prosegue poi con il resoconto dettagliato del disastroso saccheggio: “In esso [il Palazzo] furono depredate tutte le scritture, ed i titoli i più essenziali della casa, una biblioteca ricchissima di preziose opere, di rari codici, di bellissimi inediti manoscritti, il tutto acquistato dal Cardinal Filomarino, a cui si erano unite le collezioni dei libri i più scelti da mio padre e da mio zio in genere di Storia, di Viaggi, di Scienze, di Arti, di Manifatture, e di amena letteratura, una galleria abbondante dei capi d’opera della pittura usciti dalle mani di Annibale e Lodovico Carrocci, di Raffaello, di Tiziano, di Giorgione, del Sodoma, del Correggio…[…] Fu involato anzi distrutto, in quell’orrendo saccheggio un laboratorio meccanico atto ad eseguirvisi qualunque lavoro il più ricercato. Un’officina ripiena di bellissimi strumenti per l’arte di orologiaro in cui mio padre era perfetto; un gabinetto fisico il più completo, una scelta collezione di Saggi vesuviani, ed un laboratorio chimico provveduto di molte machine, formato dopo il mio ritorno dal Collegio” (pp. 74-75).
Nicola Filomarino raccoglie l’eredità scientifica del padre proseguendone l’opera e dedicandosi all’osservazione sistematica e alle descrizioni dell’attività vulcanica, corredandole di illustrazioni e mettendo insieme una nuova e ricca collezione di minerali vesuviani.
L’indagine svolta durante l’estate del 1804, porta alla pubblicazione di un opuscolo, la Relazione prima dell’eruzione del Vesuvio dagli 11 agosto fino al 18 settembre 1804. Questo lavoro, seguito da osservazioni successive, viene anche inserito in un’opera illustrata che ripropone tutte le vedute del Vesuvio che facevano parte del famoso Gabinetto scientifico del padre. Si deve difatti a Nicola, come dichiarato dall’editore Gervasi nella dedica che compare sotto il titolo (“Al merito Singolarissimo del Sig. D. Nicola Filomarino Duca della Torre”), la pubblicazione della Raccolta di tutte le Vedute che esistevano nel Gabinetto del Duca della Torre rappresentanti l’Eruzioni del Monte Vesuvio fin oggi accadute. Con le rispettive descrizioni… La Raccolta si basa sui dipinti della collezione appartenuta ad Ascanio e andata perduta nel saccheggio del 1799; essa riporta le illustrazioni accompagnate dalle rispettive descrizioni delle eruzioni dal 1631 al 1794 (tav. I-XX). A queste, Nicola aggiunge le sue osservazioni sull’attività vulcanica compiute negli anni successivi fino all’eruzione del 15 ottobre 1805, complete di tavole (XXI-XXVII) che arrivano fino al 1812, realizzate dall’artista Odoardo Fischetti. Il Duca della Torre si rivolge al lettore assicurandolo che le vedute “furono disegnate sul luogo con la più grande accuratezza possibile, e noi nel riportarle le abbiamo accompagnate con descrizioni corrispondenti, non meno delle altre vere ed esatte” (p.16).
L’esperienza acquisita nel corso di prolungate osservazioni del vulcano e della attività eruttiva, fanno ben presto del Duca della Torre un riferimento sicuro e affidabile per i naturalisti per compiere escursioni sul Vesuvio. Tra questi, il medico e mineralogista inglese William Thomson, che, in esilio dal 1791, si stabilisce a Napoli dedicandosi allo studio dei fenomeni vulcanici.
Della Torre collabora anche con il geologo catalano Carlos de Gimbernat durante la sua lunga permanenza a Napoli (1818-1821), prendendo parte insieme “alle fatiche, a’ pericoli e all’istruzione che offre questo terribil volcano”. Gimbernat si rivolgerà a lui, quale “esperto conoscitore del vulcano” e ”il più capace a dirigere l’escursione”, quando dovrà accompagnare sul Vesuvio, nel maggio del 1819, l’Imperatore d’Austria Francesco I e la moglie Carolina Augusta di Baviera, con la famiglia e l’entourage al seguito, una nutrita comitiva, formata da un centinaio di persone.
Il rapporto tra i due studiosi viene suggellato dalla realizzazione di medaglie coniate con la lava del Vesuvio. Si tratta di oggetti particolari, fatti per celebrare eventi importanti, grandi personaggi, o semplicemente per ricordare un avvenimento, come nel caso delle escursioni compiute insieme sul Vesuvio il 7 dicembre 1819 e nell’aprile 1820. Per crearle, era condizione necessaria utilizzare la lava fluida e malleabile per lo stampo, posizionarsi nelle vicinanze della colata lavica e agire con molta rapidità.
In seguito, questa originale iniziativa sfocerà in una tradizione artigianale a Napoli.
Impatto nel contesto italiano ed europeo ed eredità intellettuale
«Au reste, nous connoitrons toutes les particularités de l’eruption par l’infatigable Duc de la Torre qui étudie ces phénomène avec une vraie passion de naturaliste, et qui joint à cet enthousiasme des connoissances peu communes».
È il geologo Leopold von Buch a regalarci questo ritratto di Nicola Filomarino, in una lettera inviata a Charles Pictet il 6 ottobre 1805 e pubblicata nella Bibliothèque Britannique. L’estate del 1805 vede impegnati a Napoli von Buch e Alexander von Humboldt, a sua volta in viaggio in Itaila, reduce dal celebre viaggio in Sud America, desideroso di vedere il Vesuvio e poterlo comparare con i vulcani del Nuovo Mondo.
Della Torre mette loro a disposizione la sua esperienza, le sue competenze e i suoi strumenti. Sarà proprio il cronometro prestatogli dal duca a consentire a von Humboldt di effettuare le misurazioni sul Vesuvio, essendo il suo ormai inutilizzabile.
In seguito alla distruzione del Gabinetto Vesuviano di Ascanio, difatti, Nicola Filomarino riesce nel giro di pochi anni a organizzare una ricca collezione di minerali vesuviani e strumenti, che suscita ammirazione nei naturalisti. Una collezione la sua, come scrive von Buch, «très remarquable et contien quelques trés belles pièces».
Questa preziosa raccolta di minerali, lave e medaglie andrà poi a confluire nel Museo di Storia Naturale di Teodoro Monticelli e successivamente (1844) verrà acquistata da Arcangelo Scacchi per Museo Mineralogico dell’Università di Napoli, per arricchire la Collezione Vesuviana, dove è tuttora custodita. Due medaglie di lava del Duca della Torre sono conservate presso l’Osservatorio Vesuviano.
Bibliografia
Opere di Nicola Filomarino
- Relazione prima dell’eruzione del Vesuvio dagli 11 agosto fino al 18 settembre 1804, s.d., Cianciulli
- Raccolta di tutte le vedute che esistevano nel gabinetto del Duca della Torre rappresentanti l’eruzioni del Monte Vesuvio fin oggi accadute, Napoli, Nicola Gervasi, pubblicato il 15 novembre 1805 (anche se al suo interno si trova una tavola dell’eruzione del 1812)
- L’uccisione di Ascanio e Clemente Filomarino (dalle memorie del duca della Torre Nicola Filomarino), Napoli, Francesco Giannini, s.d. (1826?)
- Discorso pronunziato dal duca della Torre in commissione straordinaria per gli affari del Tavoliere. Nell'apertura della riunione dei coloni, e pastori del medesimo tenuta il primo di maggio 1816 in Foggia, Foggia, 1816
Studi
- Marie-Noëlle Bourguet, Le monde dans une carnet. Alexander von Humboldt en Italie (1805), Paris, Ed. du Félin, 2017
- Oreste Muccilli, Alle origini della moderna sismologia Ascanio e Nicola Filomarino della Torre, Benevento, Vereja, 2009
- Cettina Rapisarda, Lava memoriae deodati dolomieu. Alexander von Humboldt Gesteinsstudien in Neapel, in «HIN», XVIII, 35, 2017, pp. 39-69
- Lluis Solé Sabaris, Una expediciò imperial al Vesubi, in «Montanya», CVI, 722, vol. 89, agosto 1982, pp. 154-156
- Tullia Uzzo - Mauro A. Di Vito - Giovanni P. Ricciardi - Sandro de Vita, La valorizzazione delle collezioni storiche di interesse scientifico: l’esempio delle medaglie di lava dell’Osservatorio Vesuviano, in «Quaderni di Geofisica», INGV, 2013, n. 114
ARTICLE WRITTEN BY ROSSELLA DE CEGLIE | STORIADELLACAMPANIA.IT © 2021
Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]
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